“Nella mostra Altri Cieli. Elegie del Trovatore Claudia Giraudo ci accompagna attraverso i suoi dipinti in un mondo immaginato, dominato da un'atmosfera di sogno. Le opere presentate appartengono ad alcuni dei cicli più importanti della produzione dell'artista torinese, seguendo il fil rouge della poesia. Che venga declinata in un omaggio simbolico alla produzione e alla creazione del poeta, custode del Mistero, o che si materializzi nel mondo del circo e in particolare nella figura del funambolo, quello che lega tutta la produzione della Giraudo è questa anima sottesa che punta a poetizzare la vita come forma di coincidenza tra l'immaginario e l'esistenziale, tra il desiderio e l'oggetto, seguendone ogni suo aspetto visionario.
La suggestione da cui parte l'ultima produzione dedicata ai poeti, presentata per la prima volta nella mostra di Rivoli, è il film “Il colore del melograno” di Sergej Paradjanov, film dall'estrema potenza evocativa e simbolica dedicato ad una delle figure più celebri della letteratura armena, il trovatore Sayat-Nova (1712-1795). Il poeta armeno scrisse canti non solo nella sua lingua madre, ma anche in georgiano e in turco-azeri, motivo per cui assurse a simbolo di fratellanza tra i popoli del Caucaso, ruolo che i conflitti esistenti in quella regione caricano ancora oggi di un significato attuale.
La riflessione della Giraudo procede oltre, fermandosi e analizzando la simbologia ed i processi che guidano la creazione artistica in senso lato, seguendo quell'immaginazione attiva che permette di mettere a fuoco la vita da punti di vista che non sono i nostri, pensare e sentire partendo da prospettive diverse. E così i Cieli sotto cui ci troviamo sono molteplici e ricchi di suggestioni e rimandi, sono Cieli Altri, sotto cui si muovono figure diverse, legate da fili che ne segnano le connessioni, o in equilibrio in impossibili contrasti fra leggerezza e pesantezza, o appartenenti ad un mondo circense inteso come metafora dell'illusione della vita: figure dai gesti minimi permeati da una profonda forza simbolica, “messe in scena” in un tempo sospeso, che non sono altro che delicate elegie, affascinanti paradigmi della condizione dell'uomo e dell'Arte”.
Alessandra Frosini